Scusate, ma secondo me tutta questa giocosa, ilare “sfida” che circola sui social, su fb nello specifico, di regressione all’infanzia, mi sembra davvero datata e fuori contesto. Ancora una volta, un gioco, d’accordo, ma che senso ha?
Poi parliamo di reputazione individuale, quella che la rete ci cuce e costruisce addosso, nostro malgrado, alla quale contrapponiamo con forza la nostra identità e comunicazione. E lo facciamo con determinazione, poiché spesso ciò che siamo e comunichiamo non è percepito dagli altri come “tale”, ma distorto e rivisto al ribasso, declinato strumentalmente.
Il gioco prescinde, ovviamente, l’estetica pura. Prescinde la bellezza e tutti gli stereotipi ai quali ci hanno incollato nell’ultimo ventennio. Questa è la considerazione, minima, che ci si aspetta e asuspica da chi ha inventato questo diletto delle “sfide”.
Se siamo, però, così lontani dagli stereotipi, perché si è pensato a una sfida che implichi una regressione all’infanzia? E non, ad esempio, ad una testimonianza della peggiore posa, dell’immagine buffa, la più insolita, non patinata né curata, al contrario goffa e che susciti ilarità pura, perché magari deformante e peggiorativa di quel che siamo?
No, ancora una volta questo volere rimbalzare il “come eravamo”, la gioventù nostalgica e ideologizzata, quello spazio e luogo temporali dove tutti, in qualche modo, appariamo più belli e ingentiliti, non ancora provati dall’esperienza della vita, dalle rughe esaustive e affascinanti, testimonianza indelebile del fluire del tempo ci spaventa un poco.
E invece no. Non tutti. Si è persa un’altra occasione. Quella di stare, anche nella dimensione del gioco, pervicacemente e ostinatamente avvinghiati al “presente”, a quel che si vive, che si porta addosso con fierezza o dolore, che corrisponde alla realtà.
Passatemi il pensiero, veloce e leggero, ma la trovata invece geniale è stata quella di un contatto, amico, che ha postato una sua immagine attuale. La didascalia dell’immagine recita che questo era lui, da bambino, cioè quel che è oggi, senza differenza alcuna. Perché? Si è ben conservato e, comunque, si piace per quel che è, un uomo che invecchia.
Anche questo commento, se vogliamo, è frutto dello scherzo e del disincanto, ma almeno è concentrato sul “presente” e sul senso del contesto, che nei contenuti più seri come in quelli più leggeri si va sfilacciando per perdersi definitivamente. Così assistiamo a dichiarazioni di persone assennate, che conosciamo da tempo, che nello sfiorire e sfiorare i quaranta anni, hanno realizzato un primo giro di boa e ricorrono a ritocchi, trucchetti mal celati, si rifugiano nello stigma che hanno combattuto per decenni. Il simbolo li annichilisce e spaventa, così la rete, la reputazione altra che ne scaturisce. Cominciano, così, a prodigarsi in una rincorsa dell’infanzia e di quel che la richiama, lontanamente le somiglia. E allora sì appaiono goffe e in tutta la fragilità che paventano, queste immagini, non più tenere, perché sottintendono altro. Ecco, perché, meglio accettare altre sfide.
25stilelibero
Queste foto ci vengono buttate in faccia mi fanno una gran pena e mentre le guardo mi chiedo perche’ mai quella persona abbia scelto proprio quella foto, cosa ci vede, cosa voleva ricordare a tutti di possedere o di aver posseduto….
Non sono contraria a questa sfida, ma proprio non la capisco.
Una sfida interessante sarebbe postare la data dell’ ultima volta che hai incontrato di persona il tuo sfidante. Questo si’ che darebbe l’ idea di quanto ci accontentiamo di leggerci…di gratificarci attraverso i mi piace alle nostre foto- vetrina.
Certo, appartengono a quella minoranza, almeno credo, che interrompe i giochi e le catene; sono critica rispetto a chi vuol mostrare di se’ “come era bello/a e brava/o”, perche’ mi da’ una grande tristezza.
Consapevole che la pancia, la ruga e tutto il resto non devo per forza amarli, ma siano reali quanto quello che nel frattempo ho accumulato dentro di me: storie, dolori, amori e tradimenti.
Insomma io sono quello che sono adesso e dei vostri mi piace forse non me ne farei nulla, ma di voi…di alcuni di voi, diciamo la verita’, non farei a meno.