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Quello che non è più ammissibile è il negazionismo. Sono bastati i mesi di reclusione, capire che nessuno è immune al Covid: giovani, anziani, persone adulte e meno giovani. Un virus trasversale al genere e all’estrazione sociale, che colpisce tutti senza avvertimento. E, diciamocelo, le poche certezze tristemente raccolte sono quelle che ci assicurano una qualche protezione in più dal virus, ma del quale, ancora, molto poco si conosce. Altrimenti non ci ritroveremmo qui, a parlarne ogni giorno. Così non parleremmo del collasso delle Sanità Regionali, i numeri dei contagi e gli ammalati che riempiono tutti gli ospedali esistenti e quelli creati ad hoc. Gli alberghi tramutati in ospedali, i tendoni campo allestiti. Non è stato tutto previsto, nonostante fosse, tutto, prevedibile. Almeno nella seconda ondata, dopo l’estate caotica. E comunque, difronte un trauma e un nemico così feroce, che abbraccia un mondo intero, se non si possono fare pronostici, ci sia arma come per affrontare un conflitto mondiale. Oggi paghiamo i ritardi di una mancata o sbagliata comunicazione, di un’assenza di regia comune tra Governo e singole Regioni, con i propri Governatori in ordine sparso. Ciascuno con il suo verbo, il suo sdegno. Comitati scientifici e medici da una parte, che hanno gridato il proprio dolore disperato, che denunciano l’impossibilità e incapacità delle strutture sanitarie ad accogliere altre persone, Governo e Ministri dall’altro che edulcorano o aggravano la situazione secondo il nuovo Dpcm che sta per essere scritto e imposto. Secondo il colore che potrà assumere la propria Regione. Insomma, la percezione è di vivere nella gravità che non si riesce a circoscrivere, a descrivere e comunicare, se non nella sofferenza delle morti e dei famigliari che le sopravvivono. Alla morte. E’ qualcosa che ci è sfuggito completamente di mano, ha alterato la nostra percezione, disturbato i nostri sonni, diventato molto più di una paura. Ci sono le percentuali, gli studi e le informazioni: ‘ché non smettiamo mai d’informarci. Anche nella indeterminatezza. E questo aumenta l’ansia e il sentimento di sospensione. Però, una incontrovertibile verità è sotto gli occhi di tutti, nei numeri delle terapie intensive, dei morti per Covid dallo scorso inverno. Di Covid si muore, anche facilmente. La curva del contagio può assumere anse diverse, accelerare o rallentare, così l’indice del contagio, così il numero dei morti, comunque si muore. Pertanto, che il Covid non esista o sia frutto di un complotto bisogna avere parecchia demenza e ignoranza per continuare a sostenerlo. Così le teorie complottiste. Eppure le immagini delle barelle di Bergamo hanno fatto il giro del mondo, così delle file ininterrotte di ambulanze, gli abbracci spezzati, le morti in solitudine, i parenti che non hanno potuto congedarsi dai propri genitori anziani, i cari. Tutto questo è realtà che andrà metabolizzata, dolore inesauribile da lavorare. Perciò almeno i negazionisti, coloro che sono contro i vaccini, contro ogni misura scientifica che consenta almeno un baluardo in più rispetto al pericolo del contagio, che ritengono la pandemia un disegno ordito a tavolino per diminuire le nascite e riproporzionare il numero degli abitanti sulla terra, e altre eterogenee fandonie, che tacciano. Che possano fermarsi un attimo a riflettere profondamente, che possano studiarli questi numeri, e confrontarsi con gli epidemiologi. Basta teorie strambe, come vederli arroganti e pericolosi, per le strade, non indossare la mascherina con strafottenza. Questa è, solo, pericolosa ignoranza.